Allergie ai metalli

Quali possono essere i sintomi da allergie ai metalli?

Circa il 15% della popolazione mondiale è allergica al nichel e ciò può costituire un grosso problema perché, negli impianti dentali, è possibile trovarne traccia. I primi sintomi dell’allergia ai metalli possono essere: prurito, formicolio, eritema, gonfiore, infiammazione e, nel caso di un impianto presente in bocca, può provocare l’erosione dell’osso.

Conseguenze ancora più preoccupanti, invece, sono legate ai danni arrecati agli organi interni.

In correlazione alle allergie ai metalli, sono state infatti diagnosticate malattie come: la sindrome da astenia cronica, dermatiti atopiche generalizzate (a volte con eruzioni cutanee), orticaria, asma, rinite allergica, tiroidite di Hashimoto, sensazione di shock elettrico, fino ad arrivare a malattie autoimmuni come la fibromialgia.

Quali possono essere i sintomi da allergie ai metalli?

Circa il 15% della popolazione mondiale è allergica al nichel e ciò può costituire un grosso problema perché, negli impianti dentali, è possibile trovarne traccia. I primi sintomi dell’allergia ai metalli possono essere: prurito, formicolio, eritema, gonfiore, infiammazione e, nel caso di un impianto presente in bocca, può provocare l’erosione dell’osso.

Conseguenze ancora più preoccupanti, invece, sono legate ai danni arrecati agli organi interni.

In correlazione alle allergie ai metalli, sono state infatti diagnosticate malattie come: la sindrome da astenia cronica, dermatiti atopiche generalizzate (a volte con eruzioni cutanee), orticaria, asma, rinite allergica, tiroidite di Hashimoto, sensazione di shock elettrico, fino ad arrivare a malattie autoimmuni come la fibromialgia.

Caso clinico di allergia agli impianti risolto dopo la rimozione delle fixtures (da: Egusa, Hiroshi et al). Suspected association of an allergic reaction with titanium dental implants: A clinical report Journal of Prosthetic Dentistry, 2008, Volume 100, Issue 5, 344 – 347)

Caso clinico di allergia agli impianti risolto dopo la rimozione delle fixtures (da: Egusa, Hiroshi et al). Suspected association of an allergic reaction with titanium dental implants: A clinical report Journal of Prosthetic Dentistry, 2008, Volume 100, Issue 5, 344 – 347)

sintomi-allergie-ai-metalli

Fotografia di cheilite del labbro inferiore in paziente con allergia ai metalli (da: Laurence Evrard, Titanium: A New Allergen, Intechopen 2011)

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Fotografia di cheilite del labbro inferiore in paziente con allergia ai metalli (da: Laurence Evrard, Titanium: A New Allergen, Intechopen 2011)

Gli impianti dentali possono creare complicazioni in un soggetto allergico ai metalli?

Ci si domanda come possano, dei semplici impianti o delle infiammazioni in bocca, colpire in modo così importante degli organi apparentemente non connessi ai denti?

I nostri denti sono collegati con il resto del corpo attraverso vie umorali, neurologiche, meridiani energetici e attraverso queste vie, gli ioni metallici che vengono rilasciati dagli impianti, migrano negli organi del nostro corpo.

Lo studio del dott. Kurt E. Muller di Isny in Germania, pubblicato su Neuroendocrinology Letters nel 2006, ha dimostrato che, contrariamente a quanto si riteneva nella comunità medica, il titanio non è biologicamente inerte e per questo motivo potrebbe essere responsabile di patologie immunologiche e neurologiche come per esempio la Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS), la Sensibilità Chimica Multipla (MCS).

Lo studio ha dimostrato che su 56 pazienti esaminati con il Melisa test® (test del sangue) ben 21 (il 37,5%) sono risultati positivi al titanio; il Patch test (test cutaneo allergologico) effettuato sugli stessi pazienti, ha invece dato un risultato negativo.

Bastano piccole tracce di metallo, anche al di sotto della soglia stabilita del Patch test per dare origine ad eventuali patologie.

La rimozione delle protesi in titanio dei 21 pazienti risultati positivi al Melisa Test® infatti ha permesso un eccellente miglioramento clinico del paziente.

Un altro importante studio condotto dal 2000 al 2009 dalla Mayo Clinic, un’organizzazione no-profit per la pratica e la ricerca medica statunitense, ha segnalato che il 57% dei pazienti esaminati, erano allergici ad almeno un metallo.

Occorre precisare che di solito gli impianti dentali tradizionali vengono generalmente chiamati impianti in titanio.

È un errore! Di fatto si tratta di leghe metalliche al cui interno sono presenti ben 20 diversi metalli, ognuno dei quali con il passare degli anni, può presentare una potenziale tossicità in quanto rilasciano nel tempo ioni metallici dannosi per l’organismo.

corrosione-impianti-dentali-in-titanio
Cause che possono scatenare o contribuire alla perimplantite Esistono diversi tipi di corrosione metallica, in diversi impianti e in diverso livello della fixture. Tutti i metalli vanno incontro a corrosione.

Gli impianti dentali possono creare complicazioni in un soggetto allergico ai metalli?

Ci si domanda come possano, dei semplici impianti o delle infiammazioni in bocca, colpire in modo così importante degli organi apparentemente non connessi ai denti?

I nostri denti sono collegati con il resto del corpo attraverso vie umorali, neurologiche, meridiani energetici e attraverso queste vie, gli ioni metallici che vengono rilasciati dagli impianti, migrano negli organi del nostro corpo.

Lo studio del dott. Kurt E. Muller di Isny in Germania, pubblicato su Neuroendocrinology Letters nel 2006, ha dimostrato che, contrariamente a quanto si riteneva nella comunità medica, il titanio non è biologicamente inerte e per questo motivo potrebbe essere responsabile di patologie immunologiche e neurologiche come per esempio la Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS), la Sensibilità Chimica Multipla (MCS).

Lo studio ha dimostrato che su 56 pazienti esaminati con il Melisa test® (test del sangue) ben 21 (il 37,5%) sono risultati positivi al titanio; il Patch test (test cutaneo allergologico) effettuato sugli stessi pazienti, ha invece dato un risultato negativo.

Bastano piccole tracce di metallo, anche al di sotto della soglia stabilita del Patch test per dare origine ad eventuali patologie.

La rimozione delle protesi in titanio dei 21 pazienti risultati positivi al Melisa Test® infatti ha permesso un eccellente miglioramento clinico del paziente.

Un altro importante studio condotto dal 2000 al 2009 dalla Mayo Clinic, un’organizzazione no-profit per la pratica e la ricerca medica statunitense, ha segnalato che il 57% dei pazienti esaminati, erano allergici ad almeno un metallo.

Occorre precisare che di solito gli impianti dentali tradizionali vengono generalmente chiamati impianti in titanio.

È un errore! Di fatto si tratta di leghe metalliche al cui interno sono presenti ben 20 diversi metalli, ognuno dei quali con il passare degli anni, può presentare una potenziale tossicità in quanto rilasciano nel tempo ioni metallici dannosi per l’organismo.

corrosione-impianti-dentali-in-titanio
Cause che possono scatenare o contribuire alla perimplantite Esistono diversi tipi di corrosione metallica, in diversi impianti e in diverso livello della fixture. Tutti i metalli vanno incontro a corrosione.

Effetti tossici dei metalli

Danno ossidativo

Un importante meccanismo d’azione è il danno ossidativo. I metalli possono danneggiare le strutture cellulari attraverso l’attacco ossidativo diretto su proteine, lipidi e DNA o attraverso l’induzione di radicali liberi. Ad esempio, l’Alluminio favorisce la perossidazione lipidica. Uno studio sugli asmatici ha mostrato una correlazione tra i livelli ematici di Alluminio e i marker di infiammazione cronica come MDA-LDL, TNF-alfa e hs-CRP.

Spostamento di oligoelementi

L’azione dei metalli tossici sulle cellule è anche associata a deficit funzionali, poiché gli oligoelementi essenziali sono spostati in modo competitivo dai loro siti di legame negli enzimi. Gli enzimi coinvolti nella disintossicazione risultano essere spesso danneggiati. Ad esempio, il Mercurio sposta gli oligoelementi Rame e Zinco dalla superossido dismutasi e inibisce la disintossicazione nel fegato, aumentando così il carico tossico di mercurio e numerosi altri metalli e tossine.

L’effetto mutageno di alcuni metalli non è solo dovuto al loro effetto ossidativo, ma può anche essere spiegato dalla perdita di funzione degli enzimi. Ad esempio, il Cadmio negli enzimi di riparazione del DNA può spostare lo Zinco necessario, con il conseguente aumento della frequenza delle mutazioni cellulari rilevanti.

effetti-tossici-dei-metalli

Meccanismo di ipersensibilità di allergia agli impianti in leghe di Titanio

Effetti tossici dei metalli

Danno ossidativo

Un importante meccanismo d’azione è il danno ossidativo. I metalli possono danneggiare le strutture cellulari attraverso l’attacco ossidativo diretto su proteine, lipidi e DNA o attraverso l’induzione di radicali liberi. Ad esempio, l’Alluminio favorisce la perossidazione lipidica. Uno studio sugli asmatici ha mostrato una correlazione tra i livelli ematici di Alluminio e i marker di infiammazione cronica come MDA-LDL, TNF-alfa e hs-CRP.

Spostamento di oligoelementi

L’azione dei metalli tossici sulle cellule è anche associata a deficit funzionali, poiché gli oligoelementi essenziali sono spostati in modo competitivo dai loro siti di legame negli enzimi. Gli enzimi coinvolti nella disintossicazione risultano essere spesso danneggiati. Ad esempio, il Mercurio sposta gli oligoelementi Rame e Zinco dalla superossido dismutasi e inibisce la disintossicazione nel fegato, aumentando così il carico tossico di mercurio e numerosi altri metalli e tossine.

L’effetto mutageno di alcuni metalli non è solo dovuto al loro effetto ossidativo, ma può anche essere spiegato dalla perdita di funzione degli enzimi. Ad esempio, il Cadmio negli enzimi di riparazione del DNA può spostare lo Zinco necessario, con il conseguente aumento della frequenza delle mutazioni cellulari rilevanti.

effetti-tossici-dei-metalli

Meccanismo di ipersensibilità di allergia agli impianti in leghe di Titanio

Effetti immunoligici dei metalli

Allergie di tipo IV mediate dalle cellule

L’effetto allergizzante dei metalli è dovuto alla loro capacità di legarsi alle proteine del corpo e di modificarne la struttura (effetto aptene). Linfociti T specifici possono formarsi contro queste proteine, che provocano reazioni immunitarie quando vengono di nuovo a contatto con il metallo. Queste risposte immunitarie sono associate a rilascio di citochine pro-infiammatorie (in particolare l’interferone-gamma). Nelle allergie atopiche da contatto il Patch test può essere di aiuto diagnostico. Le sensibilizzazioni sistemiche di tipo IV sono molto più importanti nella genesi delle malattie infiammatorie croniche. L’assorbimento del metallo nella fase di sensibilizzazione avviene principalmente attraverso le mucose (protesi dentarie, cibo, inalazione) o mediante esposizione endogena (endoprotesi). La sensibilizzazione sistemica dei metalli è meglio dimostrata dal test di trasformazione dei linfociti e il MELISA test.

Reazioni autoimmuni

L’induzione dell’autoimmunità da parte dei metalli può essere spiegata in modo simile all’allergia grazie alla loro capacità di modificare le proteine specifiche delle cellule. Le cellule dell’organo colpito presentano dei neo-antigeni che innescano le risposte immunitarie verso i tessuti interessati.

Il Mercurio inorganico può promuovere vasculiti autoimmuni, lupus eritematoso sistemico, sclerodermia o nefropatia da membrana mentre altri metalli (Oro, Argento, Berillio, Cadmio e Piombo) possono anche indurre malattie da autoanticorpi.

Induzione infiammatoria non specifica sull’endotelio

Anche senza la sensibilizzazione allergica individuale, i metalli possono causare effetti pro-infiammatori. Gli ioni metallici e le particelle metalliche (nanoparticelle) possono promuovere l’espressione di molecole di adesione come ICAM1 e VCAM-1 sull’endotelio, abbassare i livelli di glutatione intracellulare e aumentare la secrezione di citochine pro-infiammatorie.

effetti-immunologici-dei-metalli

Liberazione di particelle metalliche da ricostruzioni dentali in amalgama

Effetti immunoligici dei metalli

Allergie di tipo IV mediate dalle cellule

L’effetto allergizzante dei metalli è dovuto alla loro capacità di legarsi alle proteine del corpo e di modificarne la struttura (effetto aptene). Linfociti T specifici possono formarsi contro queste proteine, che provocano reazioni immunitarie quando vengono di nuovo a contatto con il metallo. Queste risposte immunitarie sono associate a rilascio di citochine pro-infiammatorie (in particolare l’interferone-gamma). Nelle allergie atopiche da contatto il Patch test può essere di aiuto diagnostico. Le sensibilizzazioni sistemiche di tipo IV sono molto più importanti nella genesi delle malattie infiammatorie croniche. L’assorbimento del metallo nella fase di sensibilizzazione avviene principalmente attraverso le mucose (protesi dentarie, cibo, inalazione) o mediante esposizione endogena (endoprotesi). La sensibilizzazione sistemica dei metalli è meglio dimostrata dal test di trasformazione dei linfociti e il MELISA test.

Reazioni autoimmuni

L’induzione dell’autoimmunità da parte dei metalli può essere spiegata in modo simile all’allergia grazie alla loro capacità di modificare le proteine specifiche delle cellule. Le cellule dell’organo colpito presentano dei neo-antigeni che innescano le risposte immunitarie verso i tessuti interessati.

Il Mercurio inorganico può promuovere vasculiti autoimmuni, lupus eritematoso sistemico, sclerodermia o nefropatia da membrana mentre altri metalli (Oro, Argento, Berillio, Cadmio e Piombo) possono anche indurre malattie da autoanticorpi.

Induzione infiammatoria non specifica sull’endotelio

Anche senza la sensibilizzazione allergica individuale, i metalli possono causare effetti pro-infiammatori. Gli ioni metallici e le particelle metalliche (nanoparticelle) possono promuovere l’espressione di molecole di adesione come ICAM1 e VCAM-1 sull’endotelio, abbassare i livelli di glutatione intracellulare e aumentare la secrezione di citochine pro-infiammatorie.

effetti-immunologici-dei-metalli

Liberazione di particelle metalliche da ricostruzioni dentali in amalgama

Differenti tipi di allergie ai metalli

A volte ritroviamo reazioni allergiche indotte da metalli. In queste situazioni è sufficiente una sola molecola o ione metallico per scatenare reazioni immunitarie permanenti. Oramai sappiamo che il 15-30 % della popolazione è ipersensibile al nickel e ciò rappresenta un grosso problema per la sanità modiale. Per comprendere l’allergia ai metalli bisogna ricordare la classificazione di Coombs e Gell. Le reazioni immunitarie si distinguono in:

  • Tipo I igE mediata
  • Tipo II citotossica
  • Tipo III mediata da immuno-complessi
  • Tipo IV cellulo-mediata
tipi-allergie-ai-metalli

Nelle allergie da metalli ritroviamo prevalentemente
reazioni di ipersensibilità cellulo-mediata ritardata. In effetti spesso
possiamo avere problemi di ipersensibilità anche dopo diversi anni dalla posa dell’impianto. 

Ogni paziente ha un sistema immunitario differente quindi possiamo avere una diversa sintomatologia in differenti pazienti. La prevalenza
delle allergie è molto elevata e rappresenta un grande problema di salute
umana.

È importante fare una diagnosi clinica di allergia ai metalli e ciò non è semplice in quanto non abbiamo sintomi chiari. Spesso i pazienti soffrono per lungo tempo prima di giungere ad una diagnosi ben definita. Esistono vari modi e strumenti per la diagnosi dell’allergia ai metalli. Quello più utilizzato è il Patch test cutaneo, purtroppo questo esame è molto soggettivo e in alcuni casi (allergia al titanio) risulta spesso negativo.

patch-test

10 Patch test cutaneo per valutazione di allergia agli impianti metallici (da Park HS, Nakagawa I, Yokoyama S, et al. Nickel-associated delayed multiple white matter lesions after stent-assisted coil embolization of intracranial unruptured aneurysm. CaseReports 2017;2017: bcr2017013005).

Differenti tipi di allergie ai metalli

A volte ritroviamo reazioni allergiche indotte da metalli. In queste situazioni è sufficiente una sola molecola o ione metallico per scatenare reazioni immunitarie permanenti. Oramai sappiamo che il 15-30 % della popolazione è ipersensibile al nickel e ciò rappresenta un grosso problema per la sanità modiale. Per comprendere l’allergia ai metalli bisogna ricordare la classificazione di Coombs e Gell. Le reazioni immunitarie si distinguono in:

  • Tipo I igE mediata
  • Tipo II citotossica
  • Tipo III mediata da immuno-complessi
  • Tipo IV cellulo-mediata
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Nelle allergie da metalli ritroviamo prevalentemente
reazioni di ipersensibilità cellulo-mediata ritardata. In effetti spesso
possiamo avere problemi di ipersensibilità anche dopo diversi anni dalla posa dell’impianto. 

Ogni paziente ha un sistema immunitario differente quindi possiamo avere una diversa sintomatologia in differenti pazienti. La prevalenza
delle allergie è molto elevata e rappresenta un grande problema di salute
umana.

È importante fare una diagnosi clinica di allergia ai metalli e ciò non è semplice in quanto non abbiamo sintomi chiari. Spesso i pazienti soffrono per lungo tempo prima di giungere ad una diagnosi ben definita. Esistono vari modi e strumenti per la diagnosi dell’allergia ai metalli. Quello più utilizzato è il Patch test cutaneo, purtroppo questo esame è molto soggettivo e in alcuni casi (allergia al titanio) risulta spesso negativo.

patch-test

10 Patch test cutaneo per valutazione di allergia agli impianti metallici (da Park HS, Nakagawa I, Yokoyama S, et al. Nickel-associated delayed multiple white matter lesions after stent-assisted coil embolization of intracranial unruptured aneurysm. CaseReports 2017;2017: bcr2017013005).

Come diagnosticare l'effettiva allergia ai metalli?

Oggi il Melisa test® è una risposta per tutti coloro che vogliono essere certi che le protesi in metallo presenti nel corpo, non danneggino la salute.

Il Melisa test® consiste in un semplice prelievo di sangue venoso, il quale deve essere spedito entro 24 ore in Germania dopodiché i risultati verranno consegnati in 15/20 giorni.

Il Melisa test® è in grado di evidenziare la reattività del sangue a ogni singolo metallo presente nelle protesi dentarie.

Sono quindi sufficienti piccole tracce di metalli per evidenziare il livello di allergia ai metalli ed eventuali potenziali patologie del sistema immunitario.

Questo test del sangue è scientificamente validato per allergie di tipo IV e misura la reazione del sistema immunitario a metalli specifici.

Il Melisa test® è inoltre l’unico test in grado di evidenziare le allergie al titanio.

allergie-ai-metalli

Referto Melisa Test

 

Valutazione morfologica al microscopio delle cellule danneggiate dalle particelle metalliche

Nel MELISA non abbiano solo il test di stimolazione linfocitaria (Stimulation Index) che indica quanto il paziente è sensibile al metallo ma abbiamo anche la possibilità di studiare la qualità della reazione al metallo in quanto possiamo vedere cosa succede alle cellule dopo l’esposizione alla particella sensibilizzata.

Immagine al microscopio ottico di macrofago con particelle metalliche sequestrate al suo interno (da: Müller K, Valentine-Thon E., Hypersensitivity to titanium: Clinical and laboratory evidence, Neuro Endocrinol Lett 2006; 27(Suppl 1): 31-35)

 

Come diagnosticare l'effettiva allergia ai metalli?

Oggi il Melisa test® è una risposta per tutti coloro che vogliono essere certi che le protesi in metallo presenti nel corpo, non danneggino la salute.

 

Il Melisa test® consiste in un semplice prelievo di sangue venoso, il quale deve essere spedito entro 24 ore in Germania dopodiché i risultati verranno consegnati in 15/20 giorni.

Il Melisa test® è in grado di evidenziare la reattività del sangue a ogni singolo metallo presente nelle protesi dentarie.

Sono quindi sufficienti piccole tracce di metalli per evidenziare il livello di allergia ai metalli ed eventuali potenziali patologie del sistema immunitario.

Questo test del sangue è scientificamente validato per allergie di tipo IV e misura la reazione del sistema immunitario a metalli specifici.

Il Melisa test® è inoltre l’unico test in grado di evidenziare le allergie al titanio.

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Referto Melisa Test

 

Valutazione morfologica al microscopio delle cellule danneggiate dalle particelle metalliche

Nel MELISA non abbiano solo il test di stimolazione linfocitaria (Stimulation Index) che indica quanto il paziente è sensibile al metallo ma abbiamo anche la possibilità di studiare la qualità della reazione al metallo in quanto possiamo vedere cosa succede alle cellule dopo l’esposizione alla particella sensibilizzata.

Immagine al microscopio ottico di macrofago con particelle metalliche sequestrate al suo interno (da: Müller K, Valentine-Thon E., Hypersensitivity to titanium: Clinical and laboratory evidence, Neuro Endocrinol Lett 2006; 27(Suppl 1): 31-35)

 

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